Che fama ha l'esercito italiano nel mondo?
Gli altri eserciti vanno in missione per combattere, quello italiano ci va per inaugurare asili e distribuire pasta, una reputazione da animatori turistici in mimetica.
Aldilà delle battute, nel mondo, la fama delle forze armate italiane non è quella di una macchina da guerra spietata, ma quella di un operatore umanitario con l'elmetto.
Siamo considerati i maestri assoluti del "peacekeeping", un termine gentile per indicare missioni a bassa intensità dove la capacità di negoziare con il capo villaggio è più importante della precisione di tiro.
I soldati italiani sono famosi per la loro empatia, per la loro abilità nel creare un rapporto con la popolazione locale, per il loro approccio "soft". Questo significa che siamo visti come i meno minacciosi, i meno aggressivi, i soldati che è meno probabile che inizino a sparare all'impazzata.
Siamo gli specialisti del "vincere i cuori e le menti", che tradotto dal linguaggio militare significa essere bravi nelle pubbliche relazioni.
Ci mandano dove la situazione è già relativamente stabile, a fare da cuscinetto, non dove c'è da sfondare una linea nemica.
Questa reputazione non nasce dal nulla, ma affonda le sue radici in un secolo di disastri militari che hanno distrutto qualsiasi pretesa di gloria. L'ombra della Seconda Guerra Mondiale è un macigno che ancora ci schiaccia.
Le campagne disastrose in Grecia e in Nord Africa, l'equipaggiamento ridicolo e la leadership incompetente hanno creato lo stereotipo duraturo del soldato italiano "brava gente ma non brava a combattere".
Questa immagine, per quanto ingiusta verso i singoli che hanno combattuto e sono morti con valore, si è cementata nell'immaginario collettivo globale. Nessuno ha dimenticato Caporetto o la ritirata di Russia. Per i nostri alleati della NATO, siamo un partner affidabile per le missioni di supporto, per la logistica, per il controllo del territorio, ma nessuno si aspetterebbe che l'Italia guidi un'offensiva su larga scala.
Lo dico da persona che ha servito in armi la Patria per 40 anni, la nostra storia militare è un catalogo di fallimenti che ha reso la nostra attuale professionalità quasi irrilevante sulla scena globale.
La verità è che la fama dell'esercito italiano è ibrida: da un lato, c'è il rispetto per la professionalità di alcuni reparti d'élite, come i paracadutisti incursori Col Moschin della Folgore, che sono considerati tra i migliori al mondo nel loro campo specifico, dall'altro, c'è la percezione generale di un esercito "leggero", più adatto a compiti di polizia internazionale che a una guerra vera.
Siamo visti come soldati competenti, ben addestrati per il ruolo che ci è stato assegnato nel dopoguerra, cioè quello di una potenza regionale con compiti di stabilizzazione nel Mediterraneo.
Ma nessuno, da Washington a Mosca, si sveglia la notte sudando freddo al pensiero di dover affrontare l'esercito italiano in campo aperto.
La nostra fama è quella di un professionista affidabile per lavori di manutenzione, non quella di un demolitore.
Nota a margine:
Sapete nell'Esercito Italiano quanti generali ci sono?
Troppi.
Un generale ogni 470 soldati…
Negli USA, uno ogni 1500 soldati…
L' esercito italiano ha troppi ufficiali e sottoufficiali e pochissimi soldati semplici.
SalVitSan


Commenti
Posta un commento