Daniela Santanchè


 

Daniela Santanchè, ministra del Turismo nel governo Meloni è al centro di un’indagine per truffa, bancarotta fraudolenta e appropriazione indebita. Le accuse riguardano la gestione delle sue attività, in particolare le società Visibilia e Diabolik Club, con presunte frodi fiscali, false fatturazioni e debiti lasciati a dipendenti e Stato.

Nonostante le prove raccolte dalla Procura di Milano, la Santanchè sta usando una serie di trucchi legali e tattiche dilatorie per evitare o ritardare il processo. Sta cercando di rimanere impunita facendo ricorso ai "cavilli procedurali".

Uno dei metodi più usati dalla Santanchè è sfruttare i tecnicismi legali per far slittare il processo. Ad esempio ha cercato di far spostare il processo da Milano a Roma, sostenendo che alcuni reati sarebbero avvenuti nella capitale. Una mossa chiaramente dilatoria, visto che la maggior parte delle accuse riguarda la gestione delle sue aziende con sede a Milano.

Il suo legale ha presentato ripetute richieste di archiviazione, sostenendo che le accuse fossero "politicamente motivate". La Procura, però, ha già respinto queste tesi, dimostrando che le prove sono solide.

La Santanchè ha provato a trasformare il processo giudiziario in una battaglia politica, sostenendo di essere vittima di un "complotto della sinistra". Questa strategia mira a mobilitare i suoi sostenitori, facendo leva sull’idea che sia sotto attacco per le sue idee.

Cerca in ogni modo di creare pressione mediatica sui giudici, spostando l’attenzione dai fatti concreti a una presunta "caccia alle streghe". Peccato che le prove siano schiaccianti: fatture false, stipendi non pagati, contributi INPS evasi, e società fallite, lasciando milioni di debiti.

Ricorre sovente al "gioco delle malattie improvvise", un classico nelle strategie dilatorie l’alibi medico. La Santanchè ha più volte saltato interrogatori e udienze per presunti problemi di salute. Presentato certificati medici contestati dalla Procura, che ha chiesto verifiche per accertarne l’autenticità.

Questa tattica fa slittare il processo per mesi, puntando in una prescrizione o in un indebolimento delle prove.

Un’altra mossa è stata quella di promettere risarcimenti ai dipendenti truffati, ma solo dopo che la magistratura ha scoperto i suoi illeciti. Questo le permette di mostrarsi "pentita" davanti all’opinione pubblica, ridurre le pene in caso di condanna, sfruttando il meccanismo della messa alla prova o degli accordi riparatori. Solo che molti ex dipendenti sono ancora in attesa dei soldi, mentre la Santanchè continua a vivere nel lusso.

E poi c'è la "strategia del silenzio e della distrazione". Negli ultimi mesi, la Santanchè ha evitato interviste scomode, limitandosi a dichiarazioni generiche; cambiato argomento parlando solo dei suoi (presunti) successi come ministra, cercando di distogliere l’attenzione dai processi.

L’obiettivo? Far dimenticare al pubblico le accuse, sperando che il tempo lavori a suo favore.

Conclusione: riuscirà a FARLA FRANCA?

La Santanchè ci sta provando in tutti i modi usando tutte le strategie di chi cerca di sfuggire alla giustizia: cavilli procedurali, vittimismo, ritardi medici e promesse di risarcimenti tardivi.

Le prove sono numerose e la magistratura sembra determinata a perseguirla. Se riuscirà a evitare la condanna, sarà solo grazie a ritardi giudiziari e tecnicismi, non perché sia innocente.

La vera domanda è: l’Italia permetterà a una ministra di farla franca mentre cittadini comuni vengono puniti per reati molto minori?

SalVitSantangelo 

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