Il ponte sullo stretto...
Si farà davvero il ponte sullo stretto di Messina?
Il Ponte sullo Stretto, la più grandiosa e longeva "fata morgana" della politica italiana. Un fantasma di cemento e acciaio che risorge a ogni campagna elettorale per nutrire le illusioni dei creduloni.
La domanda non è se si farà, ma se smetteremo mai di recitare questa stancante e costosissima commedia, e la risposta è che lo spettacolo deve continuare, perché il Ponte non è un'opera di ingegneria, è un'industria basata sul nulla ma su una montagna di denaro pubblico.
Non fatevi ingannare dalle conferenze stampa, dai plastici scintillanti e dai politici in giacca e cravatta che parlano di "sogno che si realizza".
Il Ponte sullo Stretto non è mai stato pensato per unire la Sicilia alla Calabria. È stato concepito per tre scopi molto più concreti e molto più meschini.
✓ Il primo, è essere un'arma di distrazione di massa. Quando il Paese affoga nei problemi reali, quando la sanità crolla, le scuole cadono a pezzi e le strade sono un campo minato, cosa c'è di meglio che sventolare il progetto di un'opera faraonica? È la promessa di un futuro radioso per mascherare un presente miserabile.
✓ Il secondo scopo, è quello di essere un bancomat perenne per un circolo di privilegiati. Non devi costruire un ponte per guadagnarci. Basta continuare a progettarlo. Ogni volta che il progetto viene resuscitato, partono fiumi di denaro pubblico. Soldi per nuovi studi di fattibilità, anche se ne esistono già a decine. Soldi per consulenze legali, tecniche, ambientali, per comitati, commissioni, società di scopo. È un ecosistema parassitario che vive e prospera sull'attesa. Il vero affare non è il ponte, è la sua infinita e costosissima progettazione.
✓ Il terzo e più spaventoso scopo, è quello di essere un'esca irresistibile per gli appetiti della criminalità organizzata. Un'opera da oltre tredici miliardi di euro, nel cuore dei territori della 'Ndrangheta e di Cosa Nostra. È il più grande buffet a cielo aperto che si possa immaginare. Dal movimento terra al trasporto dei materiali, dalla fornitura di calcestruzzo al controllo della manodopera, ogni singolo anello della catena produttiva è a rischio di infiltrazione mafiosa. Chiunque pensi di poter costruire un'opera del genere in quel contesto senza che diventi un monumento al potere mafioso, vive nel mondo delle favole.
E poi ci sono i dettagli insignificanti che vengono sempre ignorati, e cioè la REALTÀ.
Lo Stretto di Messina è una delle zone a più alto rischio sismico del Mediterraneo. Il terremoto del 1908 ha raso al suolo Messina e Reggio Calabria. Costruire una struttura di tre chilometri sospesa a centinaia di metri su un punto di faglia attivo, soggetta a venti che possono superare i 150 km/h, non è una sfida ingegneristica, è un atto di superbia che sfida le leggi della fisica e del buon senso. Inoltre, a cosa servirebbe un ponte avveniristico se poi si collega a una rete ferroviaria siciliana a binario unico e a un'autostrada, la Salerno-Reggio Calabria, che è stata per decenni il simbolo stesso dell'incompiutezza?
Quindi, si farà davvero?
La risposta non ha importanza. Il Ponte sullo Stretto ha già adempiuto alla sua funzione. Ha fatto vincere elezioni, ha distribuito prebende, ha alimentato speranze e ha distratto le masse. Che venga costruito o meno è un dettaglio secondario. Il suo vero scopo è continuare a essere un'illusione potente e redditizia.
E in questa commedia dell'arte all'italiana, l'importante non è arrivare alla fine dell'atto, ma continuare a vendere i biglietti per lo spettacolo...
SalVitSantangelo


Commenti
Posta un commento