L'importanza del pacifismo.
Premetto: ho servito in armi il mio Paese e partecipato a molte missioni estere in giro per il mondo. Lo dico perché la guerra l'ho vista da vicino e so di che parlo.
Nondimeno affermo convintamente che la guerra è sempre una follia.
La guerra è decisa dai ricchi e dai potenti e combattuta a morte dai poveri e dalla gente comune.
Non ci salveranno dalla guerra quelli che imbracciano un fucile, ma quelli che rifiutano di farlo.
Ci vuole molto più coraggio e umanità nel prodigarsi a evitare la guerra che nel farla.
Per quanto possa sembrare assurdo: onore a chi rifiuta la guerra, opponendosi o, se necessario, "sottraendosi".
Per parafrasare don Milani direi che l'eroismo non è più una virtù.
Un conto è sacrificare la propria vita per salvarne altre, come fece Salvo d'Acquisto, un altro è farsi uccidere senza ottenere un vantaggio che lo giustifichi.
Farsi ammazzare solo per vincere il nemico in una guerra che non si doveva combattere, difendendo non una scuola o un ospedale ma uno scoglio, un territorio, non è eroico, è solo tremendamente stupido e anche falso, perché nessuno può davvero essere così fesso da fare un gesto così intriso di ridicola retorica.
Il mio eroe è il soldato che depone le armi; è l'avvocato che con l'esempio e il digiuno piega il più grande impero del mondo; è il chirurgo che opera sotto le bombe i feriti di una parte e dell'altra; è chi immagina un mondo migliore e chiede di dare una chance alla pace; è l'uomo del popolo che scrive al presidente dicendogli che diserterà.
La mia cultura è quella del pacifismo radicale: sono contrario ad ogni guerra e ad ogni uso delle armi, da qualunque parte e per qualunque motivo.
C'è sempre un altro modo di risolvere le cose, basta crederci e volerlo.

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