I sinistri...
Calenda e Picierno sono epigoni che rappresentano l’élite liberal che invoca ordine e censura contro il dissenso popolare. Sono bellicisti a favore di una deriva autoritaria mascherata da democrazia.
Carlo Calenda, ex ambasciatore del mondo produttivo presso sé stesso, oggi leader di un partito costruito su misura – Azione – incarna alla perfezione questa visione.
Il suo pensiero, espresso con sempre maggiore sfacciataggine, è chiaro: per governare, per esempio, bisogna “cancellare” il Movimento 5 Stelle, annullare il dissenso populista, rieducare la massa amorfa che non si lascia sedurre dal fascino degli F35 e dalle conferenze sul debito pubblico sponsorizzate da Confindustria.
In un Paese dove milioni di cittadini vivono una quotidiana precarietà economica, la risposta dell’élite liberal non è la redistribuzione della ricchezza, ma l’ordine. Non il conflitto sociale, ma il disciplinamento.
Per i Calenda e le Picierno, l’unico nemico reale non è la povertà, ma l’irrazionalità del popolo. I problemi del presente non deriverebbero da scelte politiche fallimentari, ma dalla disinformazione: se gli italiani soffrono, è perché sono stati manipolati dalla propaganda russa.
Il paradosso è evidente. Da un lato, ci viene raccontato che l’Occidente è un baluardo di libertà, cultura, democrazia liberale. Dall’altro, quando i popoli dell’Occidente non votano come si deve – cioè secondo le aspettative di Bruxelles e Washington – diventano oggetto di disprezzo, paternalismo e psicoanalisi spiccia.
Non capiscono che l’unica pace possibile è quella armata, che la vera democrazia è quella garantita dagli F35 e dagli uomini dell’Israel Defense and Security Forum.
Calenda, in questo senso, è il perfetto portavoce dell’ideologia liberal-bellicista. Chiunque parli di diplomazia viene etichettato come complice del nemico.
In questa visione, il pluralismo è tollerato solo se sterile; l’unico dissenso legittimo è quello che non incide.
Ma Calenda non è solo. A fare da contrappunto, in una sinfonia di parossismo atlantista, troviamo figure come Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, esponente di quel PD post-ideologico che, da tempo, ha smesso di rappresentare le classi popolari per trasformarsi in megafono delle oligarchie europee.
Insomma, una democrazia, evidentemente, sempre più distante dai principi fondativi europei.
Questa ossessione per l’ordine e per la legittimità istituzionale, declinata in chiave militare e repressiva, è una dittatura senza manganelli ma con algoritmi, senza censura ma con narrazioni monolitiche, senza tortura ma con guerra psicologica e marginalizzazione sociale.
È il sogno di un’Europa senza conflitto, senza storia, senza umanità. Dove tutto si tiene in equilibrio, finché il mercato regge.
Aldo Cazzullo, partecipa attivamente alla costruzione di questa narrazione. Se la civiltà occidentale è nata dall’imperialismo e non dalla resistenza, allora anche l’Unione Europea può essere difesa con metodi autoritari e reazionari.
È la cazzullata del secolo.
Ma nonostante i salotti, le televisioni, gli editoriali e le passerelle, la realtà resiste. Come dimostrano i sondaggi, la maggioranza degli italiani rifiuta il bellicismo. Non crede alle narrazioni di Washington, non si lascia incantare dal mito dell’austerità, non accetta di vivere in un Paese in cui la democrazia vale solo se vota nel modo giusto.
E questo fa impazzire i Calenda, i Picierno, "quelli del corriere della sera" e purtroppo, tantissimi altri, perché capiscono che l’unico vero nemico che temono non è un autocrate straniero, ma il risveglio della coscienza collettiva.
L’ideologia liberal-autoritaria è un castello di carta: regge solo se nessuno soffia. Ma il vento, prima o poi, arriva. E allora, sarà tempo di farli tornare dove meritano di stare.
Questi sinistri non li vogliamo.

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