Saper ascoltare

Una sera ho incontrato un amico di vecchia data.

Dopo la stretta di mano, mi ha chiesto come stavo e, non so perché, gli ho risposto che non mi girava molto bene.

«Vuoi che parliamo?» mi ha detto.

Gli ho risposto di si.

E così gli ho parlato a lungo della mia situazione, dei miei dubbi e dei miei problemi, e lui sempre attento mi ascoltava.

Mi ha fatto bene la sua compagnia, soprattutto il suo ascolto e alla fine ci siamo accomiatati.

«Ti ho tenuto tutto questo tempo...»

mi sono scusato io.

Lui mi ha detto: «Non c’è problema, per questo ci sono gli amici!»

L’ho accompagnato al parcheggio e mentre lui camminava verso l’auto gli ho chiesto: «A proposito, perché mi hai prestato un così attento ascolto?»

Lui mi ha detto a voce bassa:

«Sono stato dal dottore. Sai non sapevo come dirtelo ma ho un cancro».

Io ci sono rimasto di stucco, ma lui con un sorriso mi ha detto:

«Ne riparleremo, non preoccuparti per me. Stammi bene».


Mi è servito un po’ di tempo per riprendermi e mi sono chiesto più volte: "Perché quando lui mi ha chiesto come stavo, io mi sono dimenticato di lui ed ho solo parlato di me? Dove ha trovato la forza di sorridermi, di incoraggiarmi, di ascoltarmi?".

Da quel giorno ho incominciato a riflettere: cerco di essere meno drammatico con i miei problemi e di dedicare più ascolto alle persone amiche.

Mi sono ricordato di una cosa che lessi una volta e che solo in quel momento capii essere vera:

"Colui che non vive per servire… non serve per vivere".

La vita è come una scala, se guardi in alto, sarai sempre l’ultimo della fila, ma se guardi in basso, vedrai che ci sono molte persone che desidererebbero essere al tuo posto.

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