Le mie pagelle politiche
Un altro anno è andato e la politica politicante ha dato ovviamente il peggio di sé.
Ecco le mie pagelle del 2024, limitatamente ai leader (o presunti tali) politici (si fa sempre per dire).
Meloni.
Non parla coi giornalisti, si limita a monologhi a uso e consumo di bimbi/nonniminkia e ogni volta che apre bocca sembra un mix tra una pesciarola e una coatta. Eppure - o forse proprio per questo - i sondaggi la vedono ancora in alto. Sarà per la mancanza di avversari, per un Paese naturalmente destrorso e/o per un’informazione spesso servile, ma è a suo modo straordinario che una politica così modesta - alla guida di un governo ancor più modesto - abbia ancora il vento in poppa. Gli atti del suo governo sono all'insegna del galleggiamento, ma la sua narrazione - all’insegna di bugie & miracoli - va puntualmente a segno. Chi la vota crederebbe anche ai Porro che volano e chi non la sopporta ha smesso di votare, senza accorgersi che l’astensione è oggi la miglior polizza della vita politica per Donna Giorgia.
Salvini.
Preferisco stendere un pietoso velo.
Tajani.
Trent'anni fa sembrava il più marginale dei berlusconiani. (Era al guinzaglio di Berlusconi, come il cagnolino Dudù). Oggi, rapportato ai suoi alleati, pare quasi Churchill. Pensate come siamo messi!
Lupi.
È quello che ha proposto l'aumento di cica € 7.000, ricordate? Mi sembra che non serva dire altro.
Schlein.
Ci sono cose che non riesco a capire. La Schlein è una di queste. Non va male, non va bene. Non vince, non perde. Non rivoluziona, non restaura. Era stata eletta per cambiare il Paese, ma per ora al massimo ha cambiato i confini delle super cazzole. Prima di essere eletta era una ragazza alla mano, passionale e genuina (persino sognatrice). Ora se la tira e ride sempre (a Kamala Harris non ha portato benissimo) e sulle alleanze è diventata più elastica di Guerini.
Conte.
È l’ultima chance per il Movimento 5 Stelle, ma è anche uno che ora non ha più alibi: o riesce a riportare al voto buona parte degli astenuti, o ciao core.
Fratoianni.
A sinistra è il leader più in forma (a parte Bersani, che però fa storia a sé). Ogni tanto trasforma figure assai discutibili (Salis o Raimo) in bandierine controproducenti, ma è tra i pochi leader a non indurre al sogno (o alla bestemmia).
Bonelli.
Non pervenuto.
Renzi.
Il politico più sopravvalutato degli ultimi cinquant’anni, il leader (va be’) più insopportabile del mondo, l’amico occidentale più zelante di bin Salman. Una volta anch'io ci credevo, ora penso meglio di lui perfino Morgan o la Sardone.
Calenda.
Politicamente potrei criticarlo da qui a domattina (anche se su alcuni temi come Stellantis mangia in testa a tanti), però la sua ultima fase mediatica me lo rende simpatico. Si arrabbia con tutti e sfancula chiunque con facilità sublime. Più che un politico è un eterno rissoso con cognizione di causa. Daje Carle’!
Magi.
Chi?
Concludendo.
Abbiamo un destra-centro orripilante che governerà con agio (almeno) tutta questa legislatura e (non) abbiamo un centrosinistra in grado di creare un’alternativa credibile. Non si vedono vie d’uscita, la rassegnazione è il sentimento italico oggi dominante, condito di indignazione.
Siamo alla frutta...

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