Indro Montanelli
Lo considero il più grande giornalista italiano del Novecento, figura di riferimento del pensiero liberale e uno degli ultimi giornalisti indipendenti.
Ho già parlato di lui su questo blog ma...
Quest'anno è uscito il libro sul 50° anniversario della fondazione del Giornale, che Montanelli fondò senza una lira in tasca nel 1974.
Ricordo anche i motivi per cui abbandonò il Corriere della Sera, giornale presso cui aveva lavorato per anni e si era formato.
Il Corriere aveva smarrito la via, diventando un giornale schierato a sinistra e a Montanelli questa imparzialità non piaceva.
Dopo due anni di pesanti scontri in redazione, Montanelli aveva abbandonato in segno di protesta il Corriere per fondare un giornale indipendente, appunto il Giornale, che rappresentasse le opinioni della maggioranza del Paese, liberale, moderata e anticomunista.
Aveva avviato il progetto con pochi collaboratori che avevano deciso di lasciare il Corriere assieme a lui.
Erano tempi bui per il nostro Paese, scosso dal terrorismo politico e dall'incertezza dei partiti. Montanelli ebbe il coraggio di fondare una testata indipendente, moderatamente anticomunista, fieramente liberale in un panorama culturale monopolizzato dalla sinistra.
Montanelli fu pesantemente insultato e attaccato da tutti, addirittura definito fascista, semplicemente perché aveva detto verità scomode.
Era un giornalista indipendente che non ha mai fatto sconti a nessuno, nemmeno alla DC che criticava per i pomposi discorsi senza senso dei suoi dirigenti.
Una persona dotata di onestà intellettuale e di grande senso professionale.
Celebri gli aneddoti e le riflessioni che scriveva.
Fu gambizzato in un attentato delle Brigate Rosse che avevano tentato di ammazzarlo. Montanelli rispose subito sul Giornale dicendo che avrebbe continuato a lottare e non gli avrebbero mai tappato la bocca.
Fu in quell'occasione che conobbe Silvio Berlusconi, all'epoca un giovane imprenditore in ascesa, ancora lontano dalla famosa discesa in campo di cui tutti sappiamo.
Accomunati dalla passione per la libertà, Berlusconi si offrì di finanziare il Giornale come suo editore ma Montanelli fu sempre chiarissimo: "Silvio, non sarò mai al tuo servizio."
Montanelli rivendicava l'indipendenza del suo giornalismo che Berlusconi accettò sempre con devozione.
Berlusconi gli rispose "Tu pensa al giornale. Per i soldi me ne occupo io." Per diversi anni Berlusconi fu un ottimo editore, sempre corretto dal punto di vista professionale e personale. Erano entrambi liberali e anticomunisti e si stimavano e rispettavano a vicenda.
Purtroppo però Berlusconi decise di scendere in campo e nel 1994 si recò alla sede del Giornale offrendo nuovi finanziamenti se Montanelli avesse sostenuto la sua campagna elettorale. Montanelli signorilmente rifiutò e rassegnò le dimissioni.
Lasciò il Giornale dopo 20 anni di lavoro e fondò una nuova testata indipendente che chiamò la Voce.
I suoi discepoli più fedeli lo seguirono, tra questi Marco Travaglio.
Chi era Montanelli? Era un signore. Un galantuomo. Un vero liberale. Un giornalista corretto e professionale. L'ultimo vero intellettuale indipendente che l'Italia abbia avuto. Per questo era demonizzato, insultato, attaccato. Hanno tentato di ammazzarlo. Perché i giornalisti veri sono scomodi e lui non risparmiava critiche a nessuno, nemmeno a Silvio, il suo amico. Infatti non è un caso che la direzione del Giornale sia stata affidata a Feltri, il lecca culo di Berlusconi.

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