Alessandro Giuli

Giuli è un signore di quasi 50 anni che si sta laureando dopo un lungo letargo, chissà, forse la nomina gli ha dato una febbre culturale. 

Vi ricordate il discorso sulle linee programmatiche... è «il classico giochetto di quando un semicolto sfoggia un lessico giudicato difficile – quindi “colto” – davanti ad altri semicolti.

Giuli e tutti quelli come lui, mettono nei loro eloqui, parole impegnative per sembrare meno semicolti di quanto siano. 

D’altro canto, si può parlare di destra e cultura «se si ha una inclinazione al sadomasochismo». Perché questo governo «soffre di un handicap congenito: è segnato dalla sua discendenza, sia pure lontana, da un partito esplicitamente neofascista».

Meloni, questa radice la conosce, e dovrebbe sapere che ogni sua nomina sarà passata ai raggi X. Dovrebbe avere il coraggio di puntare alla qualità e al merito. Invece resta nel suo pollaio che è – con qualche eccezione – un deserto.

Il curriculum di Giuli è l’amicizia con Arianna Meloni

Il suo curriculum, infatti, presenta aspetti di debolezza che non lo definiscono esattamente un uomo di cultura. 

Per esempio, quando hanno tirato fuori la pensata di fare una mostra sul Futurismo, se fossi un membro dell’élite di Fratelli d’Italia avrei detto loro: "ma già siamo nell’occhio del ciclone perché ci accusano di essere eredi del neofascismo, ma è il caso di fare una mostra sul futurismo?". 

E ancora, se la destra va al governo e fa mostre su Tolkien e D’Annunzio, non rischia di dare l’impressione di saper suonare solo una tastiera?

Ma tant'è. Infondo i neofascisti sono questo.

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