Tu non conosci la vergogna
Un giorno, tanti anni fa, quando ero già in odore di ateismo ma non avevo ancora "rotto", andai a messa con mia moglie e un pretino, vedendola in vestito lievemente scollato, le disse: “Signora si copra il petto col foulard”.
Era un periodo che avevo i miei "nodi da sciogliere"...
Indicai il crocifisso e risposi al prete: “Non mi sembra che il padrone di casa abbia problemi con la nudità”. Fu allora che il prelato mi rispose: “Bravo, tu non conosci la vergogna”.
La vergogna è disfunzionale, immobilizza, non fa avanzare, inchioda perché non permette il perdono di sé.
Il pudore, invece, è gentile, è rassicurante.
Il rispetto dell'identità, si costruisce esercitandosi su se stessi e superando la vergogna. Perché la vergogna genera mostri come il pregiudizio, lo scherno, il suicidio, l’omicidio, la violenza. Questi mostri sono parte di noi che solo la nostra indole è la nostra cultura riescono a contenere.
La percezione di sé è soggettiva e ha a che fare con un’infinità di elementi emotivi e affettivi. Ha a che fare con i libri che abbiamo letto, le canzoni che abbiamo ascoltato, gli amori che ci siamo negati, gli abbracci che siamo riusciti a conquistare.
Ho il vantaggio dell'età: l'esperienza mi suggerisce che la vergogna non è tra i miei peccati.

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