Riflessione filosofica di un ateo

L'uomo è, in sintesi, un animale con  cervello ipertrofico che ci ha dato vantaggio evolutivo e ha reso  l'umanità padrona del pianeta, ma ha posto ciascuno di noi di fronte a una contraddizione insostenibile. Da un lato, infatti, noi siamo animali, con tutti gli istinti degli animali: l'istinto sessuale, quello della ricerca del cibo, etc. ma, sopra ogni altro, c'è  l'istinto alla sopravvivenza. Desideriamo vivere, prima e avanti a qualunque altra cosa, e siamo disposti anche a uccidere altri esseri umani pur di sopravvivere. In questo, non differiamo dagli altri animali. Ma, a differenza degli animali, il nostro cervello ci dice che, a un certo punto, dobbiamo morire.

Nessun animale, a quanto risulta, sa di dover morire, se non quando è nelle immediate vicinanze del decesso. 
Noi siamo gli unici a saperlo nel corso di TUTTA la nostra esistenza.
Quindi, da un lato vogliamo vivere prima e davanti a qualunque cosa, dall'altro, siamo certi, che questa nostra vita ha una fine.
Ed ecco allora che il nostro cervello ipertrofico, quasi a voler compensare questo dramma, escogita qualcosa e crea la trascendenza, crea il misticismo, crea un Dio benevolo che ci ascolta e che ci ama, e tramite questi "strumenti" crea un modo per dirci che sopravviveremo alla morte.

Ah certo, devi morire, ma non importa, c'è una vita dopo la morte...
Ah certo, devi morire, ma non importa, ti reincarnerai in qualcos'altro...
Ah certo, devi morire, ma non importa, ti fonderai con la coscienza cosmica, raggiungerai il nirvana, e via discorrendo…
Sono tutti fantasmi, creati dal nostro cervello per permetterci di vivere e contenere questa terribile contraddizione.

Da ateo, immagino che non ci sia nulla ad attenderci dopo la morte. 
E' un pensiero difficile da sostenere, ma, come disse Sigmund Freud: "L'ateismo è pesante da sopportare ma è anche l'unico modo per non essere ingannati".

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