Il primo giorno dì scuola
Oggi parte il nuovo anno scolastico per quasi tutt'Italia.
Il mio primo giorno di scuola non l’ho mai dimenticato, grazie soprattutto alla mia maestra Iva che lo rese unico, speciale, eccezionale.
Non è retorica, non è melassa quanto sto scrivendo, ma è ciò che resta di un ricordo di oltre sessant'anni orsono, completamente diverso dalla scuola di oggi che come una vecchia barca ammalorata, fa acqua da tutte le parti.
Ho lasciato la scuola superiore qualche anno fa e, le arrabbiature perché la rete Internet non funzionava, perché mancavano le fotocopie, perché non c'era la carta igienica nei bagni, perché i libri di testo arrivavano un mese dopo la prima campanella, ci accompagnavano a ogni inizio d'anno.
Qualche altra volta ci stupivamo perché per Michael che è in carrozzina non funzionava l’ascensore e perché per Ibrahim non c'era un mediatore culturale in classe che lo aiutasse a capire la lezione (il mio secondo diploma l'ho preso alle serali).
Ma torno a quando ero ragazzino. Per fortuna c'era la maestra Iva.
Oggi, se hai la fortuna (perché solo di questo si tratta) di incontrare quell’insegnante che fa il suo lavoro con passione, con entusiasmo, pensando che ogni giorno, ogni anno è diverso dall’altro, hai vinto la lotteria.
A sessant’anni il sorriso della maestra Iva, che mi aspettava sui gradini delle elementari di Treviso, torna nella mia mente come se fosse ieri.
In prima elementare ci accolse davvero a braccia aperte e in pochi istanti tutti noi già eravamo amici, grazie a lei. Renato, Alberto, Domenico, Silvia, Vittorio e tutti gli altri, abbiamo ricevuto ciascuno uno sguardo attento e accudente dalla maestra Iva.
Nessuno aveva paura di sbagliare, di essere rimproverato, di prendere una nota. Non ricordo che abbia mai dato un “brutto” voto, non ho in mente la sua voce alta ma solo le sue gambe sulle quali ciascuno di noi si sedeva per confidarsi, per trovare consolazione o per un buffetto.
E se oggi sono quello che sono, se sono un "viaggiatore" che continua a desiderare di conoscere il mondo, se credo di essere ateo, se leggo Ermanno Olmi e Erlink Kagge, è “solo” grazie a quella maestra che sessant’anni fa mi parlò di Dio, del nipote missionario in Mozambico, di San Francesco, del 4 novembre e della civiltà contadina della mia terra...
SalVitSantangelo


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